Come altre industrie nate nel primo Novecento, la fiorentina Società Giuseppe Bianchi iniziò l’attività con la produzione di biciclette nel 1904. Il nome attuale è stato invece introdotto alla fine degli anni Quaranta, fondendo le sigle dei titolari dell’epoca: Bianchi Enzo e Tosi Arrigo. Il primo modello a motoveicolo fu realizzato applicando un motore ausiliario con trasmissione a rullo a una delle biciclette in produzione.
La prima “vera” Betamotor è la Vulcano 160 del 1952, con la quali l’azienda iniziò a produrre anche i motori. Dai primi anni Settanta, con il trasferimento dello stabilimento da Firenze a Rignano sull’Arno, la gamma è stata progressivamente indirizzata verso i modelli con impostazione fuoristradistica, prima con moto da cross e da regolarità (l’attuale enduro), e successivamente con quelle per il trial. Proprio in quest’ultimo settore la Betamotor ha raccolto i più significativi successi, con una lunga serie di titoli mondiali.
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L’indiana LML, (Lohia Machines Ltd) inizia l’attività con la realizzazione di macchine tessili, e nel 1983 avvia una join venture con Piaggio nel 1983. L’accordo con LML era successivo a quello attivo dal 1960 e il 1971 tra Piaggio e Bajaj Auto per la produzione su licenza dello scooter Vespa in India. Prodotto nella cilindrata 150, lo scooter ha iniziato ad acquisire progressivamente quote di mercato, fino a fare della LML il secondo produttore indiano di moto nel 1998, con una quota del 28%. La collaborazione con Piaggio è stata interrotta nel 1999 e LML ha continuato a produrre ed esportare lo scooter Star, recentemente equipaggiato anche con un motore a quattro tempi.
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Fondata nel 1936 con il marchio FB (Fratelli Boselli) da Giuseppe Boselli con la collaborazione dei fratelli Luigi, Carlo ed Ettore, inizia a Bologna la produzione di motocarri e di motofurgoni, spostandosi dopo la seconda guerra mondiale a Milano. In questi anni Giuseppe Boselli, appassionato di moto sportive, incarica il grande tecnico bolognese Alfonso Drusiani di progettargli una 125 da corsa a quattro tempi. La moto porta il marchio augurale Mondial ed esordisce a Faenza nel Gran Premio delle Nazioni pilotata da Francesco Lama, che domina la gara ma deve ritirarsi a causa di un problema tecnico. La moto dei Boselli ha almeno 10% in più di velocità rispetto alle due tempi che dominavano la classe 125 e conferma le sue doti con quattro record mondiali conquistali nell’ottobre 1948 da Luigi Cavanna. La Mondial 125 vince 3 campionati del mondo tra il 1949 e il 1951 e può considerarsi una pioniera perche monta un primo tipo di carenatura che lascia scoperta solo la ruota anteriore. Carlo Ubbiali con la Mondial diventa campione italiano nel 1950, nel 1951 e nel 1952. La Mondial si ritira dalle corse nel 1957 con cinque titoli mondiali del campionato marche e cinque titoli piloti. Oltre ai modelli da gara, la Mondial diventa famosa per la produzione di ciclomotori e moto di piccole cilindrate (75, 88, 98 e 125 cm3), molto apprezzati negli anni sessanta e innovativi, come il Rekord 50 con freno a disco anteriore. La produzione continua fino al 1978. in anni più recenti viene presentato un modello dotato del motore bicilindrico già della VTR 1000, ma non ottiene il successo sperato. Il marchio torna a vivere in questi anni grazie all’intervento di pelpi International e ha ripreso la produzione con la HPS (Hipster) 125, una scrambler.
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L’avventura industriale di IMF Industrie inizia a Poitiers nel 2007 con l’importazione di scooter realizzati in Asia. Dopo qualche anno di distribuzione di scooter assemblati nasce l’idea del Mo-Toy, uno scooter completamente diverso dagli altri, che deve essere robusto, leggero e mantenere il prezzo “asiatico” pur essendo realizzato in Francia. La produzione del Mo-Toy, completamente personalizzabile e con carene in alluminio inizia nel 2014 negli stabilimenti di Nieuil l’Espoir in Nuova Aquitania. I primi modelli escono con motore 50 ma sono in progetto anche una versione 125 e un Mo-Toy elettrico.
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Questo è uno dei marchi storici, nato nei primi anni del Novecento, che ha diviso la sua produzione tra gli stabilimenti inglesi e quelli indiani, dove sono state trasferite le linee di montaggio nel 1956. L’uso del nome è stato autorizzato dalla Regina nel 1890, e da allora la Royal Enfield è stata impegnata nella produzione di biciclette, moto, tosaerba e armi, come testimonia il motto: «Costruita come un cannone, va come un
proiettile». E proiettile (Bullet) è il nome del prodotto più celebre, commercializzato ancora oggi. La produzione in Inghilterra è stata interrotta nel 1970 e la produzione è cessata una anno dopo, ma è sempre proseguita in India, dove le linee della Bullet sono state portate nel 1956. Le moto nascono a Chennai, sempre fedeli allo stile dell’epoca,
anche se negli anni si sono evolute fino a ottenere l’omologazione Euro 3.
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Verve Moto è una nuova realtà che affonda le sue radici nella scena custom internazionale e arriva alla ribalta della produzione di serie dopo molti anni di raffinate special, café racer, scrambler. Il marchio nasce infatti quattro fa in Indonesia, a Bali, dove alcuni giovani provenienti da Italia, Olanda, Stati Uniti e Australia, ognuno con il proprio bagaglio tecnico e artistico, mettono insieme estro, fantasia e competenze e danno vita a Verve Moto, factory specializzata in moto di piccola cilindrata. Dopo tre anni di ottimi risultati il team fa ritorno a casa e si ristruttura in una nuova formazione tutta italiana, per realizzare un importante step di crescita: la produzione di motociclette in serie, nelle quali poter mettere a frutto l’esperienza maturata.
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